IL CONSORZIO
VINO CHIANTI CLASSICO DOCG

Dalla sua fondazione il Consorzio Vino Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione.

L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta a un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita, comprese le piattaforme e-commerce. Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico, svolta dal Consorzio in collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca a livello locale e nazionale.

IL TERRITORIO

Era il 1716 quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissò in un bando i confini della zona di produzione del Chianti, area compresa tra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino, che già allora riscuoteva grande successo. A quel tempo nel territorio chiamato “Chianti” si produceva il vino “Chianti”.

Il legame indissolubile tra vino e territorio che si rivelava nell’omonimia fu tutelato dal bando di Cosimo III, volto a determinare ope legis quale prodotto potesse fregiarsi dell’ormai famoso nome “Chianti”: «Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena».

L’opera del legislatore inoltre fu anticipata con un bando nel luglio dello stesso anno attraverso l’istituzione di una congregazione di vigilanza sulla produzione, sulla spedizione, sul controllo contro le frodi e sul commercio dei vini. Era infatti dilagante il fenomeno della contraffazione di vino Chianti destinato all’esportazione, in particolare verso l’Inghilterra.

Nel 1932, attraverso uno specifico decreto ministeriale, fu aggiunto il suffisso “Classico” per distinguere il Chianti prodotto nella zona di origine. Da allora il vino Chianti è quello prodotto al di fuori dell’area geografica chiamata “Chianti” (in diverse zone che si aggiungono spesso al nome: Chianti Rufina, Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Pisani), mentre il Chianti Classico è il vino prodotto nella zona di origine, quella che geograficamente è denominata “Chianti”.